Aztechi su Wiki (segue)

•giugno 27, 2008 • 1 commento

Dall’articolo su EFIALTE, segue:

> Da Wikipedia – L’enciclopedia libera (anche di dire cazzate…):

Enucatl – divinità facente parte della più antica mitologia azteca. E’, nella tradizione riportata da numerose pergamene mesoamericane, il fratello di Quetzalcoatl, dal quale si distingue per la mancanza di piumaggio; è solitamente raffigurato nella forma di un serpente con ali di pipistrello, una tagliente coda biforcuta, una folta criniera sanguigna, un muso allungato di coccodrillo munito di micidiali zanne.
Rientra nel gruppo della divinità ctònie, la sua qualifica principale è quella di Psicopompo: suo compito precipuo, infatti, era quello di guidare le anime al Mictlàn, l’Oltretomba delle religioni precolombiane. Tuttavia, almeno stando alle leggende, non era raro che questa divinità, nota tra tutte le altre per la nobiltà d’animo, s’impietosisse delle anime che trasportava, consentendo ad esse di risorgere nei rispettivi corpi: simili eventi erano sovente accompagnati da mastodontiche scosse telluriche, e talvolta da possenti maremoti. Le ricerche dell’antropologo John C. Gnostolds (1898-1973), condotte nei pressi della Città Santa di Sobbabia, hanno portato alla luce numerose sepolture che non contenevano più cadaveri: una prova schiacciante (come ebbe modo di teorizzare nella sua opera maggiore, The ancient cult of Enucatl – A scientific research on Mexican holy cities 1961-68, edito nel 1970) della avvenuta resurrezione di massa.
La cintura di templi che si dipana da Sobbabia fino a Tenochtitlan è riprova della devozione che il popolo azteco – e, secondo alcuni artefatti rinvenuti nello Yucatan, anche maya – nutriva nei confronti di questa divinità: si trattava di piramidi a gradoni smussati alte in media 45/60 metri, in cima alle quali, per onorare il dio, venivano consumati sacrifici umani; con il declinare della potenza militare azteca, e il conseguente venir meno di schiavi, i templi della cintura delle Città Sacre furpono però abbandonati e andarono in rovina. Con essi sarebbe finito anche il culto del dio Enucatl (cfr. John C. Gnostolds, The ancient cult of Enucatl – A scientific research on Mexican holy cities 1968-1973 , edito postumo nel 1980). Vi è da dire che Azazabe non fu l’ultimo Riverito Oratore della dinastia Mexica a celebrare solenni cerimonie nel complesso di Sobbabia; alla sua morte (1321) gli succedette il tiranno Mauro (1300-1322), condannato a una pressoché totale damnatio memoriae per la suprema efferatezza; pare che egli, riunito l’esercito e sconfitti in rapida successione i popoli confinanti, che avevano osato ribellarsi, abbia condotto almeno 10.000 prigionieri alla morte per onorare il dio Enucatl. Ma la sua ingordigia di potere, denaro e sangue umano – circolavano sul suo culto ributtanti voci di vampirismo – condussero il buona Satrapàme, suo cognato per aver sposato la sorella dodicenne Tzitziplin, ad assumere il comando dell’esercito e detronizzarlo, sacrificandolo sull’altare di Enucatl e mettendo immediatamente al bando questo culto sanguinario.
I fedeli del dio-serpente resistettero, soprattutto nelle campagne, col nome di ajaxes; ma l’arrivo degli spagnoli, nel 1521, condusse alla distruzione della maggior parte dei documenti su Enucatl e alla definitiva cessazione del suo ricordo.
Solo negli Anni Sessanta del Ventesimo Secolo le ricerche di John C. Gnostolds poterono restituire a questa antica divinità una parte della sua antica, e per sempre perduta, identità.

> Tiranno Mauro – Riverito Oratore del popolo azteco (1300-1322), ebbe vita invero brevissima. A lungo condiserato poco meno di una figura leggendaria, ottenne la patente di storicità in seguito alle approfondite ricerche eseguite da John C. Gnostolds nella cintura dei templi, in Messico, e pubblicate nel suo libro Tyrant Maurus – A history about Enucatl‘s legacy XIV Century to XX.

Nato da Nahuatl, comandante dell’esercito di Tenochtitlan, e dalla principessa Hemutillin, cugina dell’allora re Azazale, per la lontananza di parentela dal sovrano, sembrò fin da subito escluso dalla successione al trono.
L’incontro con il culto del sanguinario dio Enucatl, già a nove anni, cambiò radicalmente la sua vita: avvenuti al termine di una travagliata crisi mistica, nel corso della quale Mauro si sarebbe inflitto pesanti automutilazioni e avrebbe avuto visioni dell’aldilà, l’adesione alla setta che onorava questa divinità e l’ingresso nei Santi Misteri plasmarono il suo carattere ancora giovanissimo. In breve, sorretto in ogni sua azione dalla cieca fede in Enucatl, divenne audace, spregiudicato, protervo; a dodici anni convinse suo zio Azazale ad inviarlo nella Città Santa di Sobbabia per un tirocinio sacerdotale, vincendo l’opposizione di sua madre (suo padre, nel frattempo, era caduto in battaglia contro i vicino Tlaxcaltechi): preso sotto l’ala protettrice di un Sommo Sacerdote noto solo come Fiore Ascetico, crebbe nel più acceso e settario fanatismo religioso, giungendo a convincersi della possibilità di unificare tutto il popolo azteco e le popolazioni confinanti sotto un unico dio, che, se del caso, doveva essere imposto an che con la violenza.
A quindici anni, Mauro ottenne l’esenzione dalla frequenza scolastica e l’ingresso nell’esercito: si addestrò febbrilmente per due anni e, come tributo per il grande coraggio e la cieca abnegazione, gli fu assegnato il comando di una numerosa guarnigione di frontiera, collocata al limitare del territorio tlaxcalteco. Approfittando della sua condizione di “quasi re” nella guarnigione, indusse i suoi uomini ad abiurare la Fede Tradizionale, riconoscendo come unico dio Enucatl; i pochi che, di fronte al suo zelo fanatico, ebbero la forza di opporsi, vennero sottoposti a una tortura divenuta poi famosa come “tortura del Tiranno”: crocifissi a testa in giù, dopo che era stata loro strappata la lingua, venivano affogati a più riprese in tinozze d’acqua bollente. Una simile politica di conversioni forzate fu seguita anche per i vicini villaggi tlaxcaltechi, molti dei quali vennero completamente rasi al suolo per aver rifiutato il nuovo dio; ormai i guerrieri della guarnigione al comando di Mauro agivano solo su suo ordine, trascurando i dispacci che provenivano dalla capitale, massacrando le popolazioni inermi e convertendo in massa i sopravvissuti. Quel ch’è più, molti guerrieri, provenienti da guarnigioni diverse o da molto tempo lontani dal campo di battaglia, si convertirono spontaneamente ed entrarono al servizio di Mauro, che ormai poteva contare su oltre 3.000 uomini.
Alla morte di Azazale, nel giugno 1319, seguirono sei mesi di anarchia: la mancata associazione al trono di un qualsiasi erede e il ritardo del collegio sacerdotale nello sceglierne uno, com’era sua competenza, indusse diversi generali, tra cui anche il buon Satrapàme, ad autoproclamarsi re, contando sul sostegno dei propri soldati. La notte del 31 dicembre 1320 (detta anche Notte delle Canne), Mauro marciò sulla capitale Tecnochtitlan, sostenuto da una folla osannante, sconfisse due dei generali che, coalizzatisi, gli sbarravano la strada ed entrò in Tenochtitlan, dove ordinò l’abbattimento delle statue dei “falsi idoli”, e decise di sacrificare chi, tra i prigionieri di quella notte, non si fosse sottomesso e convertito. Morirono a migliaia.
Nel marzo 1320 Mauro fu costretto, per un’epidemia che aveva colpito Tenochtitlan, a raggiungere un compromesso con l’ultimo usurpatore rimasto, il buon Satrapàme: in cambio del riconoscimento della regalità di Mauro, quello avrebbe ottenuto la mano di sua sorella Tzitziplin, appena dodicenne, e sarebbe stato associato al trono. Dopo nove mesi, l’anarchia militare aveva fine.
Iniziò, però, una nuova stagione di violenze: la furia iconoclasta di Mauro si abbatté su monumenti, templi e recinti sacri degli altri dèi; la “tortura del Tiranno” venne inflitta spietatamente e reiteratamente a nemici e sudditi; i regni tlaxcaltechi furono sottomessi e i 10.000 loro prigionieri, fedeli alle antiche tradizioni, vennero immolati sulla piramide di Enucatl, nella Città Santa di Sobbabia – secondo le cronache, furono necessari 7 giorni di massacro ininterrotto. La pressione fiscale, inoltre, levitava per la necessità di sostentare un esercito sembre più agguerito e sempre più feroce.
Nelle campagne, il culto si radicava profondamente: i fedeli del dio-serpente, detti ajaxes, non di rado assaltavano le città sguarnite di fortificazioni imponendo la conversione alle borghesie mercantili e artigiane di città. Infine, l’epidemia che aveva colpito Tenochtitlan non era ancora stata debellata, e i canali della città erano ingombri di cadaveri in decomposizione.
La situazione, nei due anni in cui regnò il tiranno Mauro, si fece insostenibile: l’intolleranza religiosa, le conversioni forzate, le torture, i massacri nelle campagne e nelle città, la pressione fiscale esagerata, le continue guerre con Chichimechi e Tlaxcaltechi indussero il buon Satrapàme, cognato di Mauro, a rovesciarlo, il 14 luglio 1322; quel giorno fu noto come Giorno della Gloria. L’evangelizzatore violento del culto di Enucatl, incatenato e sconfitto, abbandonato da tutti, fu l’ultima vittima offerta al dio-serpente; questa religione, intollerante e violenta, fu dunque messa al bando per sempre – anche se, come affermano documenti spagnoli del XVI secolo, persistette lungamente nelle campagne, perpetuato dagli ajaxes.
I monumenti che il tiranno Mauro aveva fatto erigere, le sculture che lo ritraevano, i dipinti che celebravano le sue vittorie furono immediatamente distrutti; il suo nome, cancellato da ogni registro del Paese, fu dimenticato: la condanna per i suoi efferati atti fu così la perenne damnatio memoriae. Talché il suo nome, Mauro, non è azteco: furono gli spagnoli a tradurre così, fraintendendo, l’aggettivo mah-urr (= nero d’animo)con cui egli veniva descritto da una popolazione, a distanza di due secoli, ancora terrorizzata.
> Satrapàme (conosciuto come il Buono) – Riverito Oratore azteco dal 1322 al 1351, noto, tra i numerosi sovrani aztechi, per aver posto fine al Sacri Misteri regolarmente celebrati in onore del dio Enucatl e alla furia inconoclasta che il suo predecessore, il tiranno Mauro, aveva scatenato nei confronti delle altre divinità.
Alla morte di Azazale, nel 1319, il buon Satrapàme aveva appena quarantacinque anni, ma già da dieci comandava 5.000 guerrieri induriti dalle battaglie, rigidamente disciplinati e fedeli al loro comandante, che si atteggiava a signorotto feudale di un’inospitale zona del deserto di Bradorose, al confine più settentrionale dell’Impero Azteco.
La notizia della fine del monarca giunse provvidenziale: c’è chi sostiene (in particolare Edward J. Gnostolds, figlio del più celebre antropologo John C. e prosecutore delle sue ricerche, in Tyrant Maurus and the Good Satrapames – Anarchy and civil war in the Ancient Mexico ) che il sovrano improvvisamente deceduto fosse al corrente dei traffici che il buon Satrapàme intratteneva con le popolazioni autoctone oltre il confine dell’Impero – semi di cacao, pietre preziose, armi, piante allucinogene – e che si preparasse a guidare un esercito contro il suo vassallo infedele. Appena informato della vacanza del trono, il suo esercito personale lo acclamò imperatore (4 luglio 1319): documenti dell’epoca attestano una sua esitazione di fronte alla corona che gli veniva offerta, risolta positivamente in seguito alla scoperta della ribellione del futuro tiranno Mauro.
Seguirono sei mesi di guerra civile, un periodo di anarchia militare nel quale cinque autoproclamatisi imperatori si affrontarono in sanguinose battaglie delle quali non ci sono giunte notizie dettagliate; è un fatto che nella Notte delle Canne (31 dicembre 1319) il tiranno Mauro riuscì a impadronirsi con un abile colpo di mano della capitale Tenochtitlàn, e che solo per un’epidemia, che aveva messo in ginocchio la città, lo scontro fra le truppe di Mauro e Satrapàme fu evitato. L’accordo, stilato tra i due usurpatori, prevedeva che Satrapàme riconoscesse la regalità del rivale; in cambio avrebbe sposato sua sorella Tzitziplin, di appena dodici anni, e sarebbe stato nominato erede al trono.
Satrapàme accettò di buon grado. Nei mesi seguenti, però, il crescente odio delle masse popolari contro le politiche d’intolleranza religiosa del tiranno Mauro lo indusse a rovesciarlo il 14 luglio 1322 (Giorno della Gloria); il desposta deposto fu sacrificato sull’altare di Enucatl e il culto bandito per sempre.
Avevano così inizio ventinove anni di governo illuminato: il buon Satrapàme ampliò le fortificazioni già appartenutegli, sul confine settentrionale, per difendere l’Impero dalle orde di selvaggi che premevano con insistenza alle frontiere; un loro tentativo velleitario di forzare queste difese indusse il generale Cuahumatl, comandante dell’élite guerriera dei Cuahchiqueh e amico intimo del buon Satrapàme, ad attaccare il nemico. Uno scontro di proporzioni epiche vide opporsi 1.000 guerrieri aztechi a oltre ventimila stranieri, e riportare su questi ultimi una vittoria schiacciante. I prigionieri – pochi, a dir la verità – vennero immolati sulle fortificazioni il giorno della loro inaugurazione.
Satrapàme premiò Cuahumatl associandolo al trono; voci insistenti, raccolte dall’archeologo Jean-Pierre Donatien (Homosexualité et amour chez les Azthéques), parlano di una realazione omosessuale tra i due. Tzitziplin, la moglie del Riverito Oratore, si era intanto rivelata sterile: fu uccisa in gran segreto, il suo corpo gettato nei canali di Tenochtitlàn.
Ma l’opera del sovrano illuminato non si arrestò qui: egli ordinò l’ampliamento e la difesa delle vie di comunicazione con lo Yucatan, e inviò diverse missioni esplorative fino alla costa dell’Oceano Pacifico. Fece erigere numerosi templi al dio Quetzalcoatl, invocandone il suo ritorno dal Mare Occidentale; stabilì un’alleanza, destinata a durare solo un ventennio, con i vicino Tlaxcaltechi, grazie alla quale poté condurre guerre di conquista nel meridione del Paese.
Rinnovò il calendario, stabilendo che cinque giorni venissero aggiunti ogni vent’anni per evitare un’eccessiva discrepanza tra le previsione matematica e lo scorrere delle stagioni. Emanò diversi editti, volti a contenere la pratica del duello, molto diffusa – anche se, pare, non ebbe molto successo; sempre sul piano legislativo, raccolse in un unico corpo, suddiviso in dieci libri, antiche tradizioni religiose e giuridiche del proprio popolo.
Negli ultimi anni della sua vita, la follia lo assalì; mise a morte la sua nuova moglie, Hematlel, che lo aveva accusato pubblicamente di impotenza (1347); fece fustigare tutti i servi della casa reale perché non erano stati in grado di recuperare un bracciale che aveva perduto; fece mettere a ferro e a fuoco le case degli oppositori politici, che con la sua pazzia si facevano sempre più audaci e lanciavano in pubblico i loro anatemi; iniziò a sospettare persino dell’ostilità del generale Cuahumatl, il quale, temendo di soccombere, mobilitò i suoi guerrieri per attaccare il palazzo reale. Nel 1351 il buon Satrapàme fu deposto e incarcerato; Cuahumatl non si proclamò re, ma impose sul trono il giovane e manovrabile Cajalcoyotl, di cui avrebbe continuato a essere l’eminenza grigia per i successivi dodici anni. Satrapàme, cieco e folle, morì dopo quattordici giorni di prigionia.

Qui, la discussione del bar di Wikipedia sul nostro lavoretto:
o:
Possibile bufala in serie
Segnalo le seguenti voci: Satrapàme, Tiranno Mauro, Enucatl (le voci sono state rimosse da Cotton) e chiedo se qualcuno è in grado di confermarle o meno. Da quanto sono riuscito a ricavare sembrano un corpus di bufale costruite ad arte. Premetto che potrei anche sbagliarmi nel qual caso mi scuso anticipatamente ma preferisco rischiare una figuraccia che trovarci tra qualche giorno con un possibile caso. —Madaki 19:50, 15 lug 2007 (CEST)

penso proprio tu abbia ragione, cercando su google non si trova niente che parli di aztechi. —Iardo Discutimi 19:56, 15 lug 2007 (CEST)

Alcuni riferimenti bibliografici palesemente inventati mi rendono sicuro che si tratti di una burla anche se di ottima fattura. —Cotton Segnali di fumo 20:12, 15 lug 2007 (CEST)

Lo stile mi sembra molto simile a quello di questi due IP 84.223.73.25 e 84.223.121.44 che poco meno di un mese fa hanno cercato di inserire in Wikipedia un inesistente San Parmino e modifiche alla Chiesa uniate, interventi che a prima vista sembravano del tutto coerenti. Se si tratta della stessa persona in fondo a questa pagina c’è la sua dichiarazione di intenti.—-Adelchi scrivimi 20:18, 15 lug 2007 (CEST)
si era una bufala alcune date non corrispondevano nemmeno, ad esempio Tenochtitlan fu fondata solo intorno al 1325.Labienus

Dal mio pur modesto bagaglio di conoscenze, ho terminato di leggere un trattato di storia e cultura atzeca un mesetto fa e non ricordo di avere mai sentito i termini su elencati. —Toocome ti chiami? 00:57, 16 lug 2007 (CEST)

Ci sono in giro un certo numero (2-4) studenti che inseriscono errori e bufale su ‘pedia per poter scrivere una bella tesi di laurea sull’affidabilità dell’oggetto (trovare un errore vero e verificare in quanto viene corretto è troppo faticoso/lungo/ecc). Chiedo venia se mi sono dimenticata di segnalarli prima. IMHO sono da uccidere, a vista, anche se pare che una volta laureati risistemeranno le eventuali schifezze rimaste.

Frieda (dillo a Ubi) 09:55, 16 lug 2007 (CEST)
Ban un anno all’IP, se poi qualcuno resta bloccato per sbaglio di riferiamo nome e cognome dei buontemponi e del loro professore. A proposito, di chi si tratta? —JollyRoger ۩ Drill Instructor 12:18, 16 lug 2007 (CEST)

Di costoro. Frieda (dillo a Ubi) 12:40, 16 lug 2007 (CEST)

Uhm… mi sa che dovrò fare un giretto all’università armato di mazza chiodata allora. Caserma Sani, eh…? >:[ —Sogeking un, deux, trois… 12:43, 16 lug 2007 (CEST)

Che bel modo etico per preparare una tesi. Come se io volessi fare una ricerca sugli effetti della paura, e mi mettessi a terrorizzare la gente per vedere come si comporta…deontologicamente scorretto Marko86 00:18, 17 lug 2007 (CEST)

A proposito di deontologia ed etica, anche questi studentelli prendono a piene mani da wikipedia, ci piazzano il loro nome e chi si e’ visto si e’ visto. Sarebbe possibile far parte della commissione di esame??? —Bramfab Parlami 01:11, 17 lug 2007 (CEST)

Storyboard III, 3

•aprile 25, 2007 • Lascia un commento

storyboard9.jpg

Se ne va lasciando il marito solo, si addormenta placidamente e sogna di essere una Furia in mezzo alle compagne. Non può avere rimorsi.

Appunti di lavoro

Le didascalie sono soggette a perfezionamenti. I disegni, facile visionarlo, sono solo prime bozze, da dettagliare e inchiostrare; per ora questo è il possibile, comunica il disegnatore.

Scaletta degli elementi da affrontare nella critica, ancora in fase di studio:

A. Formato pellicola 16/9. Rettangolo con base minore orizzontale; inversione rispetto all’orientamento del formato abituale da cinema. Significato: indicatore dell’elemento di una diegesi della trascendenza-degenerazione, nella verticalità, una possibile ascesa-discesa della scala evolutiva – e spirituale – dell’uomo; per mezzo del controllo dell’uomo stesso della propria evoluzione biologica (cerebrale in particolare). [Proporzioni dei disegni non esattamente rispettate nello storyboard, indicative].
B. Cortometraggio solo disponibile in dvd. Perfetta integrazione dell’arte figurativa con quella cinematografica: ogni qual volta si presenta un fotogramma designato artistico dal regista, si ferma il tempo della narrazione e si apre un quadro di interattività con lo spettatore. L’immagine è immobile e può essere osservata a piacimento, come un qualsiasi quadro o fotografia artistica in esposizione. Con il telecomando è possibile sbloccare la pausa automatica e continuare la visione normale del film. Il tempo filmico è soggettivo e potenzialmente infinito. Decide lo spettatore, necessariamente, per imposizione, consapevole del valore artistico di certe immagini, la durata della visione.
C. Tecnica stilistica del decentramento: utilizzata ogni qual volta viene inquadrata la figura del figlio, la testa non appare mai nel campo dell’inquadratura; il corpo ne risulta “mozzato” del capo. Significato: spersonalizzazione del figlio, privato di identità e di individualità = umanità. Questi è un oggetto della scena, materico in-animato; il regista antepone la visione della madre e della diegesi nello specifico: il figlio equiparato a carne senz’anima, bestiame da macello, come poi si realizzerà..
D. La madre sempre inquadrata dal basso verso l’alto (contre-plogée). Significato: sia l’elemento della trascendenza evolutiva-degenerativa dai “semplici umani”, sia incremento dell’effetto spettacolare, con il viso reso imponente e sovrastante gli altri personaggi. Il resto dei protagonisti – ma solo dopo la nascita della madre – ripresi dall’alto verso il basso (plogée). Significati speculari.
E. Sonoro: dalla nascita della donna, ronzio di base, leggero ma costante. Con la stereofonia, solo altoparlante sinistro. Con l’attivazione del gene, ambedue gli altoparlanti riproducono il ronzio. Il suono viene ravvisato dalle persone intradiegetiche, che si domandano da dove provenga. Esiste sempre quando sono in presenza della donna. Ella non lo sente. Significato: è come etere, istinto sempre presente e mai palpabile, percepito, perché differenziato, da ciascuno, tranne che dalla donna, che non può recepire l’anomalo – per i normali – in se stessa. Per lei, istintivamente guidata, come ogni altro essere umano, quel che intende dal profondo è perfettamente naturale, normale. Gli altri invece rilevano lo “scarto” tra i due livelli di individualità. Il regista simbolizza questa dissonanza sia istintiva sia quintessenziale dei protagonisti con l’elemento sonoro del ronzio. Sorta di “anti-soggettiva sonora discriminante” [tentativo di denominazione…].
F. Per far fronte all’incompatibilità della prospettiva delle scene dove vi sono la madre con il figlio, che deve sempre essere decentrato e ripreso dall’alto, il regista si serve della cosiddetta lente fisheye, che distorce e adatta l’inquadratura [esempio nella fig. 2.2 dello storyboard].
G. Nella scena della “rivelazione” [fig. 3.2] il marito è decentrato con fuori campo parte del volto, e in particolare gli occhi; in basso, lo sguardo della testa del figlio guarda l’obiettivo. Significato: il padre viene privato della sua umanità, egli è al pari del figlio distrutto spiritualmente, questa volta psicologicamente a causa dello shock. Il volto del figlio può ottenere d’essere inquadrato [così come nella fig. 2.4] solo nella sua reale appartenenza: quella di oggetto di carne e sangue, inumano.
H. Funzione anaempatica (contrastante) delle musiche nella scena del “sogno delle Eumenidi”.

Sto riflettendo su altre soluzioni tecniche-stilistiche da aggiungere.

Per il momento questo è quanto. Sono gradite correzioni, ridimensionamenti, indicazioni, disillusioni.
I disegni li ho digitalizzati con la mia fotocamera. Se qualcuno ha uno scanner la qualità ne sarà avvantaggiata.
Manca la tavola 2.2, stiamo ancora studiando come renderla fattibile in adattamento a contesto filmico.

Torna a Efialte e lascia un commento.

Storyboard III, 2

•aprile 25, 2007 • Lascia un commento

storyboard8.jpg

Confessa al marito la scelleratezza e gli fa vedere la testa mozzata del figlio.

Vai alla sezione III, 3, parte 10

Storyboard III, 1

•aprile 25, 2007 • Lascia un commento

storyboard7.jpg

Cena col marito, il figlio come pietanza.

Vai alla sezione III, 2, parte 9

Storyboard II, 4

•aprile 25, 2007 • Lascia un commento

cucina.jpg

Uccide il figlio. Ne conserva la testa e cucina il resto.

Vai alla sezione III, 1 (parte 7)

Storyboard II, 3

•aprile 25, 2007 • Lascia un commento

storyboard5.jpg

Prosegue pensando a come sfogare l’ostilità per marito e figlio. L’odio è sconsiderato, ma perfettamente lucido e naturalmente istintivo. Medita il modo più orribile che riesca a immaginare per fare del male ai familiari. Ricorda l’opera “Tieste” di Seneca e, pazza d’odio, inizia a approntare il suo piano.

Vai alla sezione II, 4 (parte 6)

Storyboard II, 2

•aprile 25, 2007 • Lascia un commento

NON C’È IMMAGINE

Evento fisiologico scatenante (apparizione di capelli bianchi in certa quantità) e attivazione del gene responsabile di un odio crescente e smisurato per coloro che ha più amato (gene che innesca il processo di inversione della biologia emotiva del cervello). Inizia non sentendosi più incline alla maternità. Sente il figlio come straniero alla sua carne, come se lei fosse stata alieno contenitore di estraneo (sentenza di Atena nelle Eumenidi di Eschilo).

Vai alla sezione II, 3 (parte 5)

Storyboard II, 1

•aprile 25, 2007 • Lascia un commento

storyboard3.jpg

Decenni dopo: Maria è una donna emancipata e fedele. Felicemente sposata. Un figlio.

Vai alla sezione II, scena 2

Storyboard I, 2

•aprile 25, 2007 • Lascia un commento

storyboard21.jpg

Uno scienziato spiega la sua ultima proposta: modificare l’istinto umano attraverso la manipolazione del codice genetico, così da ottenere un comportamento parzialmente deterministico nell’individuo. Già fatto con scimmie antropomorfe e pieno successo, adesso si pensa a una cavia umana. La verifica decisiva del processo, quella definitiva, è il pieno controllo dell’istinto materno, considerata la forza istintiva più forte in natura. Embrione modificato: sarà di sesso femminile.

Vai alla sezione II, scena 1

Storyboard. I, 1

•aprile 25, 2007 • Lascia un commento

storyboard1.jpg
Futuro. Sala conferenze privata di una multinazionale farmaceutica; tra i progetti sperimentali principale obiettivo applicazioni commerciali della genetica.

Vai alla sezione I, 2